Guillaume Lekeu, morto all’età di ventiquattro anni, nel 1894. Appartenente alla non formalmente costituita, se così si può dire, scuola belga – rispolverando anche le parole di Debussy a proposito del giovanissimo geniale compositore di Verviers:
“César Franck non è francese, è belga. Si, c’è una scuola belga. Dopo Franck, Lekeu è uno dei maggiori degni rappresentanti, questo Lekeu, l’unico musicista davvero Beetohovianamente ispirato”.
Lekeu appare emozionale. Adombrato, riposato ai piedi di un possente tronco nell’ora assorta di Pan. Appare radicato ma fuggente. Cerca un letto tra le foglie sparse, dell’indipendenza ideale, cerca un sonno un’infatuazione, un sogno di pacificazione e sospira profondo desiderante un risveglio nuovo, nuovi valori. Ma non si distende, non rinfresca: TEME l’offuscamento della ragione.

Passionalmente, il suo riposare combatte.

Ho scelto questa composizione, perché rende l’immagine.
Questa sonata fu composta all’età di diciotto anni.

Sonate en Fa mineur pour violoncelle et piano (1888)
1. Adagio malinconico
2. Allegro molto quasi presto
3. Lento assai e con molto di malinconia
4. Epilogue (Allegro assai ed appassionato espressivo)

Dopo l’Epilogo (incompleto), abbiamo la parte finale [50:25] aggiunta da Vincent d’Indy (notate la differenza).

Ma indietreggia sempre qualcosa: quel qualcosa che non crede, vuole tornare oppresso.